Sinonimi: BCIE; EHK; EI; Eritrodermia ittiosiforme bollosa congenita; Eritrodermia ittiosiforme bollosa congenita di Brock; Ipercheratosi epidermolitica; Ittiosi bollosa
– Categoria di classificazione: ittiosi cheratinopatica (KPI)
– Modalità di trasmissione: autosomica dominante
– Geni interessati: KRT1 – KRT10
L’ittiosi epidermolitica (EI) è un’ittiosi cheratinopatica rara (KPI), caratterizzata dalla formazione di vescicole alla nascita, che evolvono progressivamente in un fenotipo ipercheratosico.
La prevalenza di tutti i tipi di KPI è stimata in 1/909.000 in Francia. La prevalenza esatta dell’EI non è nota. .
I neonati presentano attorno alla nascita eritroderma generalizzato, formazione massiva di vescicole, lieve desquamazione ed erosioni superficiali della cute nelle sedi di traumatismi minori e nelle aree di flessione. Successivamente si sviluppano, di solito nei primi mesi di vita, placche ipercheratosiche di colore giallo-marrone, spesso associate a un eritroderma. Con il passare del tempo, l’ipercheratosi peggiora, mentre la formazione delle vescicole in genere diminuisce, nonostante le possibili recidive successive ai traumi cutanei o nel corso dell’estate. L’ipercheratosi è di solito generalizzata, anche se alcuni pazienti presentano lesioni cutanee limitate, in particolare sulle aree di flessione, sulla parte anteriore del collo, sulla parete addominale e nella regione interglutea. In alcuni pazienti è coinvolta la regione palmoplantare. La cute è spesso pruriginosa e maleodorante; possono insorgere infezioni cutanee. Altre caratteristiche sono l’ipoidrosi, la desquamazione del cuoio capelluto, la distrofia ungueale. Nei casi gravi si osserva un ritardo della crescita. L’EI persiste nell’età adulta con ipercheratosi di intensità ed estensione variabili. Una variante clinica dell’EI, l’EI anulare (AEI), mostra una distribuzione anulare delle squame eritematose policicliche, che di solito si sviluppano sul tronco e sulle estremità, e tende a risolversi spontaneamente.
La malattia è causata dalle mutazioni nei geni che codificano per le cheratine epidermiche soprabasali 1 (KRT1; 12q13.13) e 10 (KRT10; 17q21-q23), che compromettono la formazione dei filamenti intermedi di cheratina nei cheratinociti soprabasali. È dimostrata una correlazione genotipo-fenotipo e, in genere, il coinvolgimento palmoplantare si associa alle mutazioni di KRT1. La localizzazione della mutazione può influenzare la gravità del fenotipo.
La diagnosi si basa sul quadro clinico e sull’esame istologico sulle biopsie delle lesioni cutanee, che mostrano ipercheratosi con ortocheratosi, ipergranulosi e citolisi dello strato spinoso superiore e degli strati granulari (ipercheratosi epidermolitica). La microscopia elettronica evidenzia cheratinociti soprabasali associati ad agglomerati di filamenti intermedi di cheratina dalla forma irregolare. I test genetici confermano la diagnosi.
Alla nascita, la diagnosi differenziale si pone con la necrolisi epidermica tossica, l’epidermolisi bollosa ereditaria, l’incontinentia pigmenti e l’infezione erpetica mentre, nelle fasi successive, si pone con le altre KI, come l’EI superficiale e l’ittiosi a istrice di Curth Macklin.
È disponibile la diagnosi genetica prenatale.
La maggior parte dei casi è sporadica. Gli altri casi sono trasmessi con modalità autosomica dominante, più raramente autosomica recessiva. Alle famiglie affette dovrebbe essere offerta la consulenza genetica.
Il trattamento è sintomatico. Si usano per lo più emollienti, anche se la loro efficacia è limitata. I cheratolitici topici o l’acitretina orale possono migliorare le lesioni ipercheratosiche nelle forme gravi, ma possono comportare effetti avversi, come la fragilità cutanea e il peggioramento delle vesciche. I lavaggi antisettici riducono la colonizzazione batterica e il cattivo odore delle superfici cutanee. La terapia antibiotica è necessaria in presenza di infezione batterica.
La gravità della malattia è variabile. L’EI può avere un impatto sulla qualità della vita e causare problemi a livello sociale, a causa dell’aspetto della cute, del dolore, del prurito, del cattivo odore e/o delle infezioni ricorrenti. L’EI può essere anche potenzialmente letale nel periodo neonatale a causa delle infezioni e/o della disidratazione.
Fonte: Orphanet