Alcune, se non molte malattie umane hanno una componente genetica. Grazie ai progressi nel sequenziamento di prossima generazione, diversi studi negli ultimi anni hanno iniziato a rivelare il ruolo delle mutazioni de novo – varianti genetiche che compaiono in un bambino ma che non sono presenti in entrambi i genitori, nei disturbi umani.
I dott. Keith Choate e Brittany Craiglow e il loro team di ricerca del Progetto dell’Università di Yale sui Disordini della Cheratizzazione stanno impiegando gli strumenti genetici per identificare nuovi geni che causano l’ittiosi e altre tipologie di pelle correlate (conosciuti anche come “disordini di cheratizzazione”). Con le collaboratrici le dott.sse Amy Paller alla Northwestern, e Kim Morel e Christine Lauren alla Columbia University, il gruppo del Dott. Choate ha scoperto una nuova causa del disordine erythrokeratodermia variablis et progresiva (EKVP). In due famiglie, fondamentale per questa scoperta è stato trovare una nuova dominante, alcune mutazioni genetiche de novo in un gene chiamato GJA1 che era stato precedentemente individuato come causa di un diverso disordine, la displasia oculo dento digitale con sviluppo irregolare del tessuto oculare, dentale e delle dita e un variabile ritardo nello sviluppo. I loro soggetti EKV non hanno mostrato nessuna di queste caratteristiche ODDD. GJA1 codifica la connessina 43 (Cx43), la giunzione comunicante proteica più ampiamente espressa nel corpo, ma le mutazioni trovate in EKVP sembrano avere un ruolo speciale nella pelle senza effetti su altri sistemi di organi.
“Queste scoperte rivelano un ruolo importante per la Cx43 nell’omeostasi epidermica, e fornisce una prova della patobiologia dell’organo specifico risultante da diverse mutazioni all’interno del GJA”, ha detto il dott. Choate riguardo all’importanza della ricerca. “E’ importante soprattutto la scoperta che questo disordine ha un’età di inizio relativamente tarda, con una pelle completamente normale fino a circa sei mesi d’età. Se riusciamo a capire come queste mutazioni causano la malattia cutanea, siamo speranzosi che saremmo in grado di ripristnare una normale funzione della pelle nei nostri pazienti”.
Hanno collaborato a questo lavoro anche Lynn Boyden, Jing Zhou, e Rong-Hua Hu, tutti parte del team di Yale. Il lavoro è stato parzialmente supportato dal Centro per la Genomica Mendelliana di Yale.
Abstract disponibile dal Journal of Investigative Dermatology
The Benefits of Genetic Testing
The Gene Discovery Program at Yale.
Fonte: www.firstskinfoundation.org
Traduzione: Miriam Tortorella